#OPENBADGES e #ePORTFOLIO, la sfida delle competenze presentata a Roma
Education is power. La conoscenza è potere.
Non è solo una famosa citazione del filosofo Francis Bacon, ma anche il messaggio chiave della conferenza internazionale “Open Badges e ePortfolios” che si è tenuta lo scorso 8 maggio presso il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca. Un incontro dedicato alle buone pratiche internazionali per costruire il next step della formazione e del lavoro in Italia.
A discuterne Thomas Black (Associate Vice Provost della Stanford University), Carla Casilli (Direttore di Badge Alliance USA), Serge Ravet (Badge EU project), Simon Whittemore (Head of Change, JISC), Francesco Luccisano e Donatella Solda Kutzmann del Miur, Simone Ravaioli di CINECA. E poi professori, imprese innovative e associazioni.
Tutti insieme, con storie diverse e benchmark internazionali, per rispondere alla sfida posta da un mondo del lavoro e della cultura in costante cambiamento: come garantire il lifelong learning, ma anche i lifelong earnings? Ovvero, come trasformare l’apprendimento e la formazione permanente in una costante crescita professionale? E soprattutto, quali strumenti sono i più utili ed efficaci per consentire questo processo?
Più che una risposta, tante risposte - quante sono le storie e le best pratices raccontate. E anche altrettante domande - visto il tema disruptive.
Una questione di fiducia
Innanzitutto gli strumenti: gli Open Badges hanno il merito di essere flessibili, interconnessi, dinamici e di poter innescare fenomeni virali e di serendipity: quasi una nuova personal social currency - da condividere e fare propria, grazie al modello opensource e alle specifiche dei metadati che permettono di riempirli di contenuti.Queste caratteristiche li rendono il complemento ideale dell’e-portfolio per creare un curriculum digitale e innovativo - ma anche con informazioni affidabili e capaci di raccontare skills collegate con l’evidenza e la realtà produttiva.
Gli strumenti però non bastano, non basta cioè soltanto certificare, sviluppare una tecnologia specifica, creare l’interfaccia giusta per adoperarla... le caratteristiche essenziali per fare degli Open Badges i mezzi con cui dare vita a “education is power” sono altri due e attengono alla visione della formazione e della condivisione: flessibilità e affidabilità.
Flessibilità e affidabilità sono infatti l’essenza dell’economia dell’informazione. E come l’informazione si basano su una infrastruttura - tecnologica e filosofica insieme - potentissima: la fiducia. Il trust network.
La sfida di colmare lo skills gap, certificare e condividere le competenze, abbattere le distanze fra università e imprese, diventa allora la sfida su come creare un nuovo modello di fiducia fra formatori, aziende e learners. Perchè spingere la nuova tecnologia nel futuro significa essere capaci di inventare un paradigma nuovo.
Innovazione per l'Italia
La rivoluzione degli Open Badges è una rivoluzione culturale prima ancora che tecnologica, e siamo certi che l’Italia - con i suoi innovatori, con i suoi pragmatici sognatori, con la sua voglia di futuro - sarà capace di vincerla. I presenti al panel hanno già avuto modo di rilevare come questi strumenti rispondano a problematiche sentite nella quotidianità di chi si occupa di educazione e lavoro nel nostro paese: il riconoscimento delle competenze non formali, la valorizzazione delle competenze maturate dall'individuo oltre a quelle previste dal percorso formativo, la possibilità di catturare quelle competenze sempre mutevoli che man mano emergono come richieste dal mondo del lavoro... tutti temi a cui si cerca una risposta che sia il giusto compromesso fra affidabilità e flessibilità. E Open Badges potrebbe essere la risposta.
Per aiutarci a rendere concreta questa risposta, i relatori del panel hanno accettato di costituire lo steering commitee di Bestr: la guida teorica e scientifica per la piattaforma che vuole far diventare gli Open Badge una realtà nella vita di ciascuno, una soluzione semplice per problemi reali. Una sfida filosofica ma che vuole dare opportunità concrete e molto pratiche a tutti coloro che stanno cercando la via giusta per crescere professionalmente, per far sapere quello che sanno fare, per connettersi con opportunità di lavoro sempre più sfidanti e essere competitivi a livello internazionale.
Perchè, come diceva George Bernard Shaw:
C’è chi vede le cose come sono e dice “perchè?” E c’è chi sogna le cose come non sono mai state e dice “perchè no?"