EMMA: educare al digitale... tramite il digitale!
L’università Federico II di Napoli e la European Association in TEL (Technology Enhanced Learning) hanno organizzato una summer school dedicata a riflettere sul ruolo che le tecniche di progettazione e produzione di MOOC (Massive Open Online Course) e le tecnologie avanzate per la didattica occupano nel fornire opportunità per gli studenti e per il processo di apprendimento.
Partendo da due progetti concreti - Federica web learning, la piattaforma open access dell’Ateneo partenopeo, ed Emma, la sperimentazione europea di Multiple MOOC Aggregator - sono state condivise idee e innovazioni sul futuro dell’e-learning.
Ne parliamo con Rosanna De Rosa, coordinatore progetto Emma.
Prof. De Rosa, partiamo dai progetti: Emma e Federica, cosa sono, a chi si rivolgono e cosa si propongono di realizzare?
Dunque si tratta di due progetti gemelli. Federica è un progetto nato nel 2007 per promuove l’open access all’insegnamento accademico attraverso la produzione di corsi online. Con Federica.eu, la piattaforma di weblearning è evoluta in direzione dei Massive open online courses. Ad oggi conta circa 300 corsi, e più di 40 in formato MOOC. Federica è oggi anche un centro di ateneo diretto dal prof. Mauro Calise. Emma, invece, sta per European Multiple Mooc Aggregator, è un progetto Europeo giovane ma con un’ampia partnership, che risponde all’obiettivo di sperimentare l’erogazione di MOOC in un ambiente multilingue. Ad oggi eroga 25 MOOC in otto diverse lingue ed una serie di servizi avanzati. Entrambe le piattaforme sono made in Italy, realizzate dall’Università degli studi di Napoli Federico II.
Progettazione e realizzazione di MOOC, apprendimento delle tecnologie avanzate per la didattica, open resources e social media, apprendimento basato sulle tecniche ludiche…tanti i temi oggetto di formazione alla summer school. Con quali “insegnamenti” tornano a casa i vostri studenti e quali hanno invece dato all’organizzazione?
L’insegnamento principale riguarda la sinergia fra teoria e pratica, fra approccio pedagogico e prassi realizzativa, un modello che considera ogni innovazione didattica utile solo se calata in un contesto realizzativo e messo alla prova delle diverse specificità culturali e linguistiche.
E’ di pochi giorni fa la notizia un nome super d’elite come il Massachusetts Institute of Technology (MIT) che a febbraio permetterà di seguire on-line il primo semestre di un suo master tradizionalmente in-campus, dando un certificato e ammettendo alla selezione per il master vero e proprio coloro che mostreranno risultati particolarmente positivi nello studio online. Come impatterà sul mondo della formazione digitale – e tradizionale?
E’ senz’altro un modello ibrido di formazione accademica che avrà interessanti risultati nel prossimo futuro, intanto perché abbatte una parte dei costi iniziali, poi perché consente a una generazione di giovani particolarmente bisognosa di orientamento di farsi un’idea compiuta prima di operare una scelta definitiva e quindi impegnare le risorse destinate dalla famiglia. Tale modello di blended learning è sicuramente la chiave per far uscire i MOOC dal loro destino di parallel market.
In che modo l’e-learning potrà modificare il sistema universitario? Si pensa ad una integrazione con i sistemi tradizionali di formazione o ad una progressiva sostituzione?
Come già scritto in precedenza, i sistemi di formazione si stanno orientando verso l’approccio blended, offrendo percorsi ibridi e quasi mai in sostituzione di quelli tradizionali.
Quali sono le principali sfide per chi si occupa di tecnologia per l'educazione?
La sostenibilità degli interventi sicuramente è la sfida più grande. Poi però bisogna ricordarsi che anche una penna è tecnologia e che tecnologia non necessariamente equivale a innovazione. Le innovazioni che durano, che sono sostenibili e che producono i migliori risultati sono quelle che riguardano i processi e l’organizzazione.
L’insegnamento da remoto ha il grande pregio di garantire economicità, flessibilità e accessibilità ma viene accusato di registrare un grande tasso di abbandono anche perché manca l’idea di community. Gli strumenti social possono essere una soluzione per recuperare il confronto dialettico fra studenti che fa parte del processo formativo?
I social media costituiscono un valido aiuto nei processi di engagement degli studenti nelle dinamiche educative, ma ovviamente questo può essere vero sempre a prescindere dai tassi di abbandono e dall’insegnamento a distanza
In questo senso, gli Open Badge e una piattaforma di confronto scambio e condivisione come Bestr possono aiutare a creare il senso di community?
Immagino di sì.
Come è nato il vostro interesse per Bestr?
E’ nato grazie all’offerta di Open Badge e alla possibilità di sperimentare il rilascio di certificati come forma di incentivo al completamento del corso.
Qual è il valore aggiunto per chi ha partecipato al corso di "JTEL – EMMA Ischia Summer School 2015" dato dal poter certificare e condividere le competenze apprese con gli open badge?
Certamente la possibilità di rendere più efficace il proprio curriculum e profilo professionale.