Le capacità più importanti sul lavoro? Le soft skills
Ogni studente che sceglie di entrare nel mondo universitario inizia scegliendo l'università che più gli si addice. E lo fa in base a moltissimi parametri: argomenti di studio, docenti, praticità della location, costi e - soprattutto - il rapporto tra i costi ed il valore che il proprio bagaglio culturale avrà per il mondo del lavoro. Università con alte percentuali di laureati impiegati e soddisfatti sono scelte preferenziali per i nuovi studenti, tanto che anche in Italia questo è uno dei parametri in base a cui le università vengono valutate dal ministero.
JISC - una fondazione senza scopo di lucro, che da oltre 20 anni lavora alla digitalizzazione e all'avanzamento tecnologico del sistema educativo britannico - ha un progetto specifico, Prospect 2 Alumnus, per offrire agli Atenei britannici gli strumenti tecnologici a supporto di questo percorso: da aspirante studente che cerca l'università migliore, a laureato che mette a frutto il proprio titolo ricercando il proprio posto nella società produttiva.
La porzione del progetto Prospect 2 Alumnus rivolta all'ingresso degli studenti nel mondo del lavoro - complementare a un altro progetto JISC dedicato alla tecnologia per le possibilità di impiego degli studenti, vuole realizzare un servizio online in grado di far incontrare le abilità: richieste dalle aziende e dimostrate dagli alumni. Ciò a partire da tre importanti elementi di contesto: l'importanza che il tasso di occupazione dei laureati riveste per le istituzioni educative, la richiesta da parte dello stato (UK, ma anche italiano) di un sistema educativo in grado di sostenersi e di far fronte alle necessità della società nel suo complesso, ed i risultati di più di una recente indagine (CBI, McKinsey) che evidenziano come lo scarto fra il sistema educativo e le richieste del mondo del lavoro sia seriamente rilevante in tutta Europa.
Le abilità più richieste sono quelle soft
Un'indagine svolta nel 2014 da CBI (una associazione di imprese britannica) sulle aziende del Regno Unito svela che chi ricerca personale fra i neolaureati o neodiplomati valuta molto di più le cosiddette soft skills rispetto alle competenze specifiche di dominio.
Nell'assumere un neo-laureato una competenza tecnica conta addirittura la metà rispetto a capacità come quella di ascoltare o di adattarsi al cambiamento.
La stessa indagine evidenzia che il 25% delle aziende non è soddisfatto dalle capacità di problem solving e di comunicazione mostrate dai candidati; più della metà hanno trovato insufficiente la coscienza che i candidati hanno del mondo business e di clienti, lo stesso si può dire per la competenza in lingua straniera. Anche le precedenti esperienze di lavoro, la disposizione all'interculturalità e la capacità di autogestirsi e adattarsi sono state giudicate insufficienti da molti, al punto che le aziende più ampie investono fino a un anno in training per i nuovi assunti. Le cifre riguardano le aziende britanniche, ma certamente non ci aspettiamo che la situazione in Italia sia molto differente; a livello europeo McKinsey, nella sua indagine di Gennaio 2014, indica che la differenza fra abilità richieste sul posto di lavoro e competenze mostrate dai candidati più junior è rilevante più per le soft skill che per le competenze specifiche (cosiddette hard skills).
"Abbiamo bisogno di persone a forma di T: con disciplina verticale e un apprezzamento laterale per ciò che fanno gli altri e ciò che li motiva"
David Dunn, Chief Executive, Sunderland Software City
Capacità per la vita, capacità per il lavoro
Diventa evidente che le competenze dichiarate come più necessarie per il lavoro sono anche quelle più necessarie per la vita in generale: attitudini, propensioni, modi di interagire. Queste capacità non emergono mai nei curricula o nelle candidature - solo a volte negli e-Portfolio. Quasi per assurdo, le aziende non stanno chiedendo al sistema educativo di concentrarsi su attività più legate alla realtà attuale del mondo produttivo, ma di concentrarsi sul formare individui in grado di affrontare responsabilmente e creativamente le sfide poste dalla quotidianità lavorativa - dalla vita.
Cosa può fare la tecnologia per aiutare questa evoluzione? La prima parte del progetto Prospect 2 Alumnus intende offrire uno strumento web per rispondere alle necessità espresse dalle aziende ed allo stesso tempo permettere agli studenti di valorizzarsi costruendo il proprio capitale di competenze utili al mondo del lavoro. Strumento per raggiungere questo obiettivo sono gli Open Badges. La piattaforma online che JISC desidera costruire permetterà
- a gruppi di aziende di esprimere in termini di badge e classi di badge le capacità e competenze che ricercano nei nuovi candidati
- a studenti e laureati di dimostrare la loro competenza in quegli stessi ambiti tramite verifiche ed attestazioni fornite da terze parti, anche nel caso in cui queste capacità siano state maturate o dimostrate al di fuori del percorso formale di apprendimento
La proposta di un badge ed il sostegno dato a un badge da parte di un'azienda dovranno essere processi non ufficiali o istituzionali, ma agili: in modo da rispecchiare la prontezza richiesta dal mondo del lavoro - con l'obiettivo non di assegnare studenti a opportunità di lavoro specifiche, ma di incrementare le possibilità di impiego dei neo-laureati e la valorizzazione delle loro capacità extra-accademiche. L'individuazione di opportunità di lavoro e l'assunzione stessa sono certamente un output desiderato, ma non il primo obiettivo del sistema.
Per lo sviluppo di questo sistema CINECA e Bestr stanno collaborando con Jisc come partner tecnologici, assieme a Livework per il service design ed a rappresentati degli studenti e di consorzi di aziende - tutto ovviamente coordinato da JISC.
Questo articolo è stato riadattato da Digitally empowering learners’ employability, scritto da Simon Whittemore il 3 Aprile 2015.