Nutrire le competenze

Expo nutre non solo il pianeta ma anche le competenze: ad animare e far vivere l’Esposizione Universale sono 840 giovani volontari provenienti da tutta Europa che compiono un percorso formativo e relazionale. Certificato dagli Open Badge.
5 Ottobre 2015

Ci sono eventi che cambiano il corso della storia di un Paese ed eventi che cambiano il corso della vita di una persona. E poi ci sono eventi che riescono a fare entrambe le cose.

E’ il caso di Expo: uno dei più grandi eventi tenutisi in Italia nell’ultimo secolo, un volano strategico per uscire dalla crisi economica e far conoscere l’eccellenza italiana nel mondo - ed anche una esperienza unica e irripetibile per migliaia di giovani e meno giovani che si stanno impegnando nei diversi padiglioni in qualità di volontari ad Expo Milano 2015.

Un modo non soltanto per essere parte di una manifestazione internazionale e diventare portatore del messaggio di accoglienza e integrazione dell’Esposizione, ma anche per acquisire competenze e conoscenze uniche.

Un percorso di crescita che permette di ampliare le proprie esperienze in un contesto multiculturale e multilingue, partecipare in prima persona alla promozione e diffusione della cittadinanza attiva europea e delle tematiche dell'alimentazione, costruire un network di relazioni basato su energia, talento e intraprendenza, sviluppare nuovi ambiti di interesse e scoprire attitudini e talenti non ancora esplorati.

Il "Programma Volontari per il Padiglione dell'Unione Europea in EXPO" è organizzato da Ciessevi, il Centro Servizi per il Volontariato Città Metropolitana di Milano parte della rete italiana CSV, che fornisce alle organizzazioni di volontariato e ai cittadini una gamma di servizi di consulenza, formazione, accompagnamento e tutoring. Ciessevi, in stretta collaborazione con l’EU Task Force for Expo Milan 2015, gestisce il processo di orientamento, selezione e creazione dei gruppi di volontari che partecipano all’esperienza.

E Ciessevi è anche l’ente che emetterà il Badge che certificherà la formazione preventiva e l’attività svolta dai quasi novecento ragazzi provenienti dai paesi europei che stanno svolgendo l’esperienza di volontari presso il padiglione dell’Unione Europea in Expo.

Ne parliamo con Silvia Rapizza e Silvia Cannonieri di Ciessevi.

volontari Expo

Perchè un giovane dovrebbe scegliere di fare il volontario presso il padiglione dell'Unione Europea in EXPO?

I giovani che partecipano al Programma di Volontariato presso il padiglione UE in Expo vogliono, prima di tutto, esserci: partecipare. Nel contempo ritengono che questa esperienza consenta loro di accrescere il loro bagaglio di esperienze e conoscenze, e di conoscere persone, creare contatti e relazioni.

Il Programma è stato concepito sin dall’inizio per valorizzare i giovani e per far sì che l’esperienza lasciasse loro una maggior consapevolezza di essere cittadini europei, delle opportunità che questo offre loro e dei valori trasmessi dal Padiglione UE: cooperazione, tolleranza, unione nella diversità, collaborazione tra tradizione e innovazione come ricette vincenti per la crescita e lo sviluppo.

Uno dei messaggi chiave che si sottolinea ai volontari il giorno prima dell'inizio dell'attività, è proprio che questo Programma, come gli altri che l’UE rivolge ai giovani, rappresenta una vera a propria occasione di apprendimento che produce benefici tangibili - ad esempio il Certificato di partecipazione rilasciato dall’UE o l’Open Badge - ma anche immateriali, ovvero le competenze e le abilità.

A quattro mesi di distanza dall’inaugurazione dell’Esposizione, qual è il feedback di chi sta partecipando al progetto?

“Amazing, exciting, great” sono gli aggettivi maggiormente utilizzati dai volontari per definire l’esperienza nel questionario compilato dopo la sua conclusione.

E’ evidente, dai loro feedback, che i giovani ritengono di essere cresciuti sia in termini professionali, sia personali: si sentono responsabilizzati, sentono di avere un ruolo importante all’interno del Padiglione e questo per loro è molto motivante. Stare in un contesto internazionale, parlare lingue diverse, relazionarsi con altri volontari e con lo staff dell’Unione europea, confrontarsi quotidianamente con visitatori provenienti da tutto il mondo costituisce per i giovani un’occasione di arricchimento impagabile.

Quali sono le competenze richieste, quelle che il Ciessevi eroga come formazione propedeutica al volontariato e quelle che invece si maturano durante l’esperienza in Expo?

Fondamentale nella selezione dei volontari è la motivazione che dimostrano di avere, insieme a entusiasmo, voglia di partecipare e di mettersi in gioco. L’esperienza presso il padiglione UE, necessita poi di competenze linguistiche, data la natura internazionale dell’evento: la conoscenza della lingua italiana e di quella inglese, in primis. La conoscenza di altre lingue costituisce un valore aggiunto.

Inoltre, poichè il numero di candidature ricevute è stato largamente superiore a quello dei volontari richiesti, sono state prese in considerazione anche le capacità relazionali, di leadership, di problem solving, comunicative, di gestione dello stress e organizzative. Come attitudini, sono state considerate l’empatia e l’attitudine al ruolo.

Il corso di formazione online che tutti i volontari hanno seguito prima dell’inizio del periodo di servizio ha offerto loro un ampio ventaglio di informazioni: il funzionamento delle istituzioni europee e le ragioni della partecipazione dell’UE a Expo, il Joint Research Centre e l’intensa attività di ricerca che l’UE conduce, le regole di sicurezza all’interno del sito espositivo, i contenuti del Padiglione, le motivazioni al volontariato e gli approcci ad esse connesse, nonché alcuni suggerimenti e strumenti di autoriflessione che consentano ai volontari di valorizzare gli apprendimenti, i valori del volontariato e della cittadinanza attiva.

Durante l’esperienza in Expo, i volontari hanno poi l’opportunità di maturare o rafforzare diverse abilità, molte delle quali afferenti all’ambito delle cosiddette soft skills. Capacità di ascolto, di accoglienza, di comunicazione anche in lingua straniera, di lavoro in gruppo, di problem solving e di gestione del tempo e, nei casi dei volontari team leader, anche di leadership e di mediazione costituiscono un bagaglio prezioso che i volontari potranno spendere nel loro futuro personale e professionale.

Qual è il valore aggiunto di poter certificare queste esperienze tramite gli Open Badge?

L'Open Badge permetterà ai volontari da un lato di vedersi riconosciute le abilità a le attitudini dimostrate, dall’altro di renderle immediatamente visibili. Il Badge ricevuto potrà infatti essere pubblicato dai giovani sui social networks, sul proprio CV, blog ecc. e potrà essere fatto circolare con estrema facilità. Questo forse è il vero punto di forza degli Open Badge, la capacità cioè di facilitare la visibilità e la comunicazione delle esperienze maturate, nonché delle abilità e competenze acquisite.

Il volontariato è una attività altamente formativa: non solo da un punto di vista professionale o culturale ma anche sociale e civile. E’ abbastanza valorizzato nel nostro Paese? Le istituzioni potrebbero fare di più?

Vi è sicuramente, anche a livello istituzionale, una crescente consapevolezza dell’importante contributo che il volontariato apporta alla collettività e alla tutela del bene comune. Tuttavia, ancora troppo poco si sta facendo per riconoscere e valorizzare l’attività dei volontari. Gli stessi volontari sono raramente consapevoli delle abilità e competenze che hanno acquisito e che quotidianamente mettono in gioco. Mancano momenti e spunti di riflessione, e mancano, soprattutto, strumenti che possano dare visibilità in maniera efficace, anche all’interno di percorsi professionali, alle esperienze di volontariato e al carico di apprendimento che queste esperienze portano con sé.

È in questo ambito che le autorità politiche possono e devono fare ancora molto, come sollecitato più volte anche dall’Unione Europa. Da diversi anni essa promuove presso gli Stati membri l’adozione di politiche e la definizione di strumenti per il riconoscimento e la validazione di competenze spendibili nel mondo del lavoro, anche se acquisite in contesti di apprendimento informali e non formali e il mondo del volontariato rappresenta a pieno titolo uno di questi contesti di apprendimento.

E i privati? Nei modelli anglosassoni le esperienze extracurriculari - come lo sport, l’associazionismo e il volontariato - sono considerate di estrema importanza perché arricchiscono il curriculum con competenze trasversali utilissime sul posto di lavoro. Lo stesso vale in Italia o dovremmo fare un salto culturale su questo aspetto?

 

In ambito privato possiamo trovare una grande varietà: da soggetti che per sensibilità e formazione personale ritengono molto importante aver maturato anche esperienze extracurriculari, a soggetti che pongono attenzione solo a percorsi di formazione formale e/o a precedenti esperienze professionali. La maggioranza degli enti privati si colloca probabilmente in una posizione intermedia tra questi due estremi, con una certa prevalenza verso la seconda tipologia descritta.

Le istituzioni pubbliche dovranno operare per sensibilizzare le aziende e gli enti privati ad allargare il loro orizzonte nella valutazione delle candidature ricevute, ma questo salto culturale sarà possibile solo se accompagnato dalla predisposizione e diffusione di strumenti validi ed efficaci per riconoscere e valorizzare gli apprendimenti avvenuti in contesti extracurriculari.   

 

Strumenti come Bestr, gli Open Badge e gli ePortfolio potrebbero essere il veicolo giusto per fare percepire il volontariato come un driver strategico di crescita personale e sociale?

Forse è ancora troppo presto per dirlo, ma crediamo che lo sviluppo degli Open Badge, la loro circolazione e visibilità sulla piattaforma Bestr e la loro futura possibile integrazione con Portfolio digitali potrebbero contribuire ad un cambiamento decisivo nella percezione del volontariato: non solo attività meritoria a favore dell’altro, della collettività e del bene comune, ma strumento di crescita e arricchimento personale di qualità che spesso diventano decisive nella selezione del personale - a parità di esperienze professionali e percorsi formativi formali.

Ovviamente molto dipenderà dal rigore e dalla serietà dei criteri che saranno identificati e condivisi all’interno dei singoli Open Badge per riconoscere, valorizzare e talora “misurare” una specifica abilità e/o esperienza maturata in ambito di volontariato. Ciò detto, riteniamo che gli Open Badge potrebbero diventare un importante alleato del mondo del volontariato e per il riconoscimento del suo valore.