Voi non siete qui per prendere una laurea

L’Università Milano Bicocca sperimenta per prima gli Open Badge per tutti i suoi iscritti. Per stimolare innovazione, imprenditività e competenze. Ne parliamo con il Prorettore alla Didattica.
1 Settembre 2015

"Voi non siete qui per prendere una laurea. Tra cinque anni questa università non avrà fatto il suo dovere se avrete in tasca una laurea. Lo avrà fatto se avrete un lavoro".

Che reazioni avrebbero degli studenti se questo fosse il primo discorso rivolto loro dal Rettore di una Università italiana nel primo giorno del primo anno di lezione? Sicuramente ne rimarrebbero colpiti, magari sorpresi, forse addirittura interdetti. Perché l’idea che l’Università non sia un obiettivo ma un mezzo, è un concetto abbastanza rivoluzionario per l’Italia.

Eppure c’è chi questa rivoluzione la sta applicando: si tratta dell’Università Milano Bicocca, che ha avviato una serie di iniziative per trasformarsi da luogo di sapere in luogo di “saper fare”. E' tramite gli strumenti del placement, del nuovo progetto iBicocca e degli Open Badge che Bicocca ha deciso di “fare il suo dovere”.

Scegli chi essere

iBicocca è un progetto che ruota intorno a tre parole: innovazione, imprenditività, imprenditorialità. Un profilo social, uno spazio web e uno sportello fisico grazie ai quali gli studenti potranno conoscere le principali opportunità in Ateneo legate all’innovazione e al fare impresa e crearle loro stessi.

L’orientamento e il placement sono invece la risposta integrata ai bisogni di formazione e informazione degli studenti, con diversi strumenti a disposizione in ingresso, in itinere e in uscita dal percorso universitario: career day, presentazioni aziendali, corsi di formazione e consulenze individuali, perché davvero sia possibile “scegliere chi si vuole essere” a livello professionale.

A questi due pilastri si aggiungerà - da settembre - quello degli Open Badge: la Bicocca sarà la prima Università a permettere a tutti gli iscritti di utilizzare i Badge per certificare le skills acquisite, quelle formali degli esami curriculari e quelle informali non previste all’interno dei percorsi di studio ma utili per l’inserimento nel mercato del lavoro.

Ne parliamo direttamente con il Professore Paolo Cherubini, Prorettore alla didattica dell’Università Milano Bicocca.

Professore, perché avete scelto di adottare gli Open Badge?

Le iniziative formative “trasversali”, cioè aperte a tutti gli studenti e non solo a quelli afferenti a uno specifico corso di studi, e quelle “extracurriculari”, cioè che vanno oltre quanto richiesto per conseguire il titolo di studi, stanno diventando sempre più numerose alla Bicocca: si spazia dagli apprendimenti e certificazioni linguistiche e informatiche supplementari, ai percorsi professionalizzanti come iBicocca o Bicocca Job Days, ai cicli di seminari e tavole rotonde orientati al “citizenship building”, ai “serious games” per sviluppare le capacità di pianificazione e problem solving, alle attività di tutoring ad altri studenti, alle attività teatrali e musicali, alla formazione al volontariato, agli sport di gruppo, e chi più ne ha...

Le occasioni di formazione trasversale extracurriculare ampliano gli orizzonti culturali e professionali dei futuri laureati, consentendo loro di potenziare quelle “soft skills” che danno la marcia in più nel trovarsi o crearsi un lavoro.

Tuttavia, l’impalcatura formale dei corsi di laurea è piuttosto rigida: solo un numero limitatissimo di attività extracurriculari, ad oggi, è riconoscibile tramite i classici “crediti formativi universitari”. Abbiamo creduto di riconoscere, negli Open Badge, uno strumento flessibile e innovativo che può consentire ai nostri studenti di vedersi riconosciute e certificate tutte o molte delle attività extracurriculari che intraprenderanno (e - perché no? - anche alcune attività curriculari).

Per questo abbiamo chiesto un ulteriore perfezionamento dei Badge: le competenze certificate da un Badge Bicocca, oltre ad essere spendibili sui social networks e nei cv elettronici, potranno essere direttamente riportate nel Diploma Supplement europeo dei nostri laureati, entrando così a far parte pienamente del titolo di studio.

Quali sono i vantaggi per gli studenti e quale è stato il feedback alla presentazione del progetto?  

Oltre al riconoscimento e alla certificazione delle skill e delle conoscenze acquisite con attività extracurriculari, avvalendosi degli Open Badge gli studenti potranno incrementare la loro visibilità e la loro web reputation; sui social network importanti per l’ingresso nel mondo del lavoro, come Linkedin Twitter o Facebook, non dovranno più “autocertificare” tutto quello che han fatto e sanno fare grazie alle loro attività extracurriculari: sarà l’Università Bicocca stessa a certificare questi traguardi. E – simmetricamente – queste attività e questi apprendimenti “extra” entreranno finalmente e ufficialmente nel loro Diploma Supplement. 

Ho notato nei rappresentanti degli studenti in Consiglio degli Studenti, in Senato, e in Consiglio di Amministrazione un grande entusiasmo per la proposta, che hanno approvato all’unanimità: è soprattutto questo loro entusiasmo, dato che gli studenti sono molto più sintonizzati di noi con le realtà della rete, che mi ha convinto che questa era una buona via da seguire. 

Gli Open Badge sono uno strumento per aprire nuove collaborazioni con il mondo imprenditoriale, aiutano i ragazzi a farsi conoscere dalle aziende e l’università a orientare la propria formazione verso le competenze più richieste sul lavoro. Quale crede sarà l’impatto?

A medio termine vorremmo concretizzare, in sinergia con le aziende e le istituzioni del territorio, un catalogo di attività formative “a sportello” per la cosiddetta “formazione continua”, che non ricadano necessariamente nei formati rigidi dei corsi di laurea, corsi di perfezionamento, o master.

Un’azienda ha bisogno di un corso breve sulle caratteristiche di un nuovo materiale, un Comune ha bisogno di alcune ore di approfondimento su temi statistici per alcuni suoi impiegati, una pubblica amministrazione necessità di alcuni seminari sui risvolti di una nuova legge, eccetera… contattino la Bicocca.

Noi mobiliteremo un team di docenti esperti interni e esterni, organizzeremo con i committenti le tematiche e le modalità di erogazione dell’attività, e infine, superata una prova finale, erogheremo un Open Badge che certificherà l’attività svolta e gli apprendimenti conseguiti. Quando arriveremo a questo, avremo davvero uno strumento per erogare alta formazione “su misura del lavoro”. Nel mentre, incoraggeremo i nostri stakeholders sul territorio a sottoscrivere ufficialmente, tramite un loro endorsement dei nostri Badge, la loro soddisfazione verso il livello di qualità dei laureati Bicocca da loro occupati.

In Europa e Usa gli Open Badge sono molto diffusi, in Italia voi siete il primo Ateneo a sperimentarne l’uso per tutti gli iscritti. Siamo un Paese tecnologicamente refrattario? Cosa servirebbe per accrescere la propensione all’innovazione del nostro sistema formativo?

Non siamo un Paese tecnologicamente refrattario: il problema è la difficoltà che sussiste nel proporre, approvare e lanciare iniziative nuove, moderne, tagliate su misura del mondo del lavoro.

Eppure, dove ci siamo riusciti, pur tra enormi difficoltà, abbiamo avuto successo: Bicocca è seconda in Italia tra gli Atenei pubblici per grado di occupabilità dei suoi laureati. L’opinione pubblica italiana e i Governi dovrebbero capire che l’Università Pubblica è la chiave dello sviluppo, del lavoro, del futuro